1. Biografia

A.  LA VITA

Achille  Capizzano  nacque a Rende (CS) l’11 Maggio del 1907 in una modesta e numerosa famiglia.

Il padre Achille vendeva carbone ma si adoperava anche nel fare il calzolaio. 

La madre Annunziata Greco arrotondava come poteva il magro bilancio familiare facendo piccoli lavori di sartoria.

Fu preceduto nella nascita da ben sette sorelle, per lo più scomparse in tenera età, probabilmente in conseguenza di stretti rapporti di parentela come un tempo accadeva tra i genitori, particolarmente nei piccoli centri.

Gli stessi genitori scomparvero presto; la madre quando aveva 4 anni ed il padre quando ne aveva 11.

Tra le sorelle sopravvissute la più grande, Aida, nata nel 1894, si distingueva per la sua passione letteraria. Era insegnante elementare ma amava scrivere poesie a sfondo patriottico. Nel corso della 1^ Guerra mondiale dedicò molti versi per i nostri soldati e riuscì a stabilire una documentata corrispondenza con il Generale Diaz. (Archivio G. Capizzano).

Deceduti i genitori, Aida, essendo l’unica fonte di sostentamento della famiglia, prese pertanto a cura il suo fratello più piccolo, sostenendolo fino agli studi ginnasiali. Voleva farne un letterato, magari un avvocato.

Purtroppo anche Aida nel Settembre del 1922 scomparve lasciando il giovane Achille in balia degli eventi.

V’è altresì da sottolineare che non erano già gli studi letterari che interessavano Capizzano quanto il mondo artistico nella sua varietà della pittura della scultura e del disegno.

Non vi erano studi d’arte in zona ed il Liceo Classico a Cosenza implicava una risorsa economica assolutamente indisponibile in famiglia. Aiutato da alcuni generosi rendesi si potè iscrivere al Regio Istituto Industriale nella speranza di essere produttivo nel minor tempo possibile. Lo frequentò per alcuni mesi a cavallo del 1922 e 1923.

Un piccolo fondo di cassa concesso dall’Unione Magistrale della Provincia di Cosenza, in memoria della sorella Aida, gli consentì altresì di affidarsi alle cure artistiche del Prof.Esposito, noto intagliatore e modellatore di opere in plastica.

A quel tempo aveva 16 anni e già la passione per l’arte ormai aveva completamente fatto breccia nella sua mente e nel suo animo suo animo.

Chi indubbiamente contribuì ad alimentare questa dote fu lo zio Giovanni Greco, fratello della madre, che pur non avendo nessun titolo accademico era considerato il “genio “del paese. Sapeva infatti dipingere, ornava le case, restaurava le Chiese, realizzava con la creta una infinità di pastorelli per il presepe, costruiva ingranaggi e per la gioia dei paesani faceva volare i palloni di carta velina che portavano in cielo immagini sacre in occasione delle feste patronali.

Da tutto questo il giovane Achille era totalmente incantato tanto da iniziare il difficile cammino di una emulazione.

Cominciò anche lui a produrre vignette campestri riprese da libri scolastici, pastorelli per il presepe, acquarelli di marine, una Annunciazione ripresa da una figurina, paesaggi innevati e numerosi squarci caratteristici di Rende.

Nello stesso 1923 si verifico’ un episodio che segnò definitivamente il suo futuro. Partecipò ad un concorso per una borsa di studio messa a disposizione dal legato Pezzullo durevole per tutto l’arco degli studi degli aspiranti artisti.

Vinse il concorso e nello stesso anno cominciò la sua avventura verso Roma, con l’obbiettivo di superare anche lì le prove di ammissione per la frequenza degli studi presso il “Regio Istituto Superiore delle Belle Arti”.

Con tutte le apprensioni che l’evento poteva rappresentare e dopo una estenuante attesa, finalmente arrivò la buona notizia:

Aveva superato anche quella prova (soleva dire che si era liberato finalmente dell’incubo di avere come fratello, dopo sette sorelle, soltanto il suo dolore. Purtroppo non fu così!).

Era il 1923 ed in quell’anno cominciava la sua avventura artistica in Roma.

Andò ad abitare in una stanzetta presso l’appartamento della Sig.ra Laureti in Via Labicana 81, luogo che gli resterà sempre caro per tutta la vita.

Morirà a Roma il 28 Luglio 1951 sotto i ferri chirurgici nella sala operatoria del Policlinico Italia, nel tentativo di asportazione di un tumore renale; questo fu almeno il tremendo referto finale.

Un anno circa prima di morire, mentre era ricoverato in una clinica romana, così annotava su di una vecchia agenda dove soleva sempre fare qualche schizzo:

“ E’ notte,

soffro e non dormo.

Ho la gola arsa.

Nel buio del silenzio

della nuova stanza,

una calda preghiera

sale a te o Dio,

e nella solitudine

mi conforta

mamma

il tuo pensiero.

Il suo grande amico ed allievo rendese Donato Magli, poi divenuto valente pittore, racconta che il giorno della triste notizia si posò sui gradini della chiesa di San Francesco in Rende, dove solevano insieme parlare d’arte, e di getto scrisse questi versi:

“Un’ombra silente invade lo studio,

per tutto mutato;

perfino i pennelli non sembrano quelli

dei giorni passati;

non hanno il lor posto, così son buttati.

Appesa sul muro la tavolozza

Par tremi, singhiozzi.

Che forse è ammalato?

Ma cosa è successo?

Si chiede un dipinto

Rimasto incompleto, sbozzato, mal tinto.

Pur tu, cavalletto, col cuore ristretto

Non hai più vigore?

Si guardano muti con grande dolore.

Son soli, son soli

La porta serrata

Serrata hanno il cuore!

Che triste giornata che hanno i colori:

il bianco sbiadito,

il rosso commosso

il verde ingiallito

il giallo, percosso da tanta tristezza

vicino al cobalto

che freme che geme, aspetta che viene.

Ma un grido di pianto

Or rompe il silenzio, il nero ha quel grido:

che giorno funesto,

è morto! Non torna

Il caro Maestro.

Ora le tavolozze, esposte in splendide teche, si trovano nel MAON, lo splendido Museo di Rende a lui dedicato, dono dei figli.

Il suo talento ed il suo animo buono quasi sempre furono sopravanzati dalla sua sfortuna. Da buon credente però non gli è mai venuta meno la fiducia nella serenità eterna.

B. LA FORMAZIONE

Achille Capizzano frequentò il Regio Istituto Superiore delle Belle Arti per sette anni accademici, dal 1923 al 1930.

All’epoca infatti sotto un’unica Presidenza convergevano sia il Regio Liceo Artistico (che frequentò per i primi quattro anni) che la Regia Accademia delle Belle Arti (che frequentò per i successivi tre scegliendo il ramo “Decorazione”. (Archivio G. Capizzano, tessera di frequentazione).

Trovò ben presto buona accoglienza e furono numerosi i professori che presero cura di lui evidentemente per le buone qualità dismostrate. Tra questi lui stesso amava ricordare i professori Vagnetti, Tani, Cambellotti, Luppi, De Vico, Costantini, Borgogelli. In particolare chi ne ebbe più indiscussa cura fu il Prof.Paolo Paschetto, un nobiluomo artista piemontese che in seguito lo accolse nell’Istituto come suo Assistente presso la Regia Accademia delle Belle Arti chi lo seguì particolarmente fu il Prof. Ferruccio Ferrazzi. Questa qualificata schiera di insegnanti fu da lui definita “TUTTI BRAVI E BUONI MAESTRI” Conseguì il Diploma Accademico nel 1930.

C. GLI AMBIENTI DI LAVORO

Terminato il suo periodo formativo con l’aiuto dei suoi Professori, Capizzano cominciò a far parte di alcuni studi d’arte.
Un balzo decisivo fu l’ingresso, protrattosi per quasi un decennio, presso il “Centro d’Arte” di Via Panisperna 78, diretto dall’Arch. Luigi Moretti con il quale venne a crearsi un sodalizio che durò per tutto l’arco della sua vita.

Un legame memorabile di stima e di reciproco rispetto che andò ben oltre i rapporti di lavoro. Moretti infatti dopo la morte di Capizzano sostenne il figlio Giuseppe per tutta la durata degli studi, divenendone ufficialmente padrino il giorno delle nozze celebrate nel 1963.

Nello stesso studio vi operavano nomi divenuti poi l’eccellenza della pittura del tempo: Gentilini, Mafai, Tamburi.

Pochi metri più in là dello “studio volante sui tetti di via Panisperna” (così lo amava definire l’Arch. Moretti; praticamente una stanza ed un terrazzo all’ultimo piano dell’edificio), alcuni formidabili ragazzi col nome di Fermi, Amaldi ed altri stavano intanto sperimentando qualcosa di incredibile per quei tempi nel campo della Fisica Nucleare.

Nello “studio” si diceva che in via Panisperna si respirava aria di grande impegno e determinazione.

Il successivo ambiente di lavoro del Capizzano non poteva pertanto non essere che quello di Via Napoleone III 53 dove risiedeva e operava l’Arch. Moretti.

In effetti erano frequenti e durature le convocazioni dell.Arch .Moretti in quella sede che doveva essere di particolare ispirazione per entrambi.

Da una testimonianza tratta dal figlio Giuseppe, che spesso suo padre portava in quello studio/abitazione, gli incontri vengono così descritti:

“Si sedevano intorno ad un normale tavolo da disegno, l’uno di fronte al l’altro, e senza mai incrociarsi con lo sguardo si parlavano attraverso la matita. Per incanto da una parte sorgevano pilastri, scalinate, aule immense piazze e dall’altra facevano seguito i relativi scorci prospettici, le decorazioni e quant’altro potesse assecondare la genialità dell’idea architettonica. E quasi per incanto si trasferiva sulla carta quanto di artistico passasse per la mente dei due.”

Insieme ai suoi grandi amici e compagni di lavoro Franco Gentilini, Giovanni Guerrini e Giorgio Quaroni organizzò anche uno studio in Via Margutta 17, notoriamente conosciuta a Roma come la via degli artisti.

Nel “Ferro di Cavallo”,come tutti gli insegnanti, aveva a disposizione un piccolo studio di cui faceva uso per scopi didattici.

Lo studio piu’ frequentato dal Capizzano era comunque quello casalingo, tra tante difficoltà di ristrettezza e di gestione familiare. Questi erano i tempi.

La carriera didattica di Capizzano presso la Regia Accademia delle Belle Arti ebbe inizio nel 1940 dove fin al 1949 fu Assistente alla cattedra di Ornato Disegnato di cui divenne Incaricato dal 1949 al 1951.